Dalla seconda metà del 2014 è iniziata una leggera ripresa del mercato immobiliare in Italia. Quali i fattori? Il Quantitative Easing e il boom dei mutui.
La richiesta di mutui è salita grazie anche alle surroghe, vere e proprie sostituzioni di mutui.
Boom di mutui come aiuto per la ripresa economica italiana. Si dibatte ampiamente, nell’ultimo periodo, su quali siano i fattori che hanno permesso la leggera ripresa del mercato immobiliare in atto dalla seconda metà del 2014.
Si è già sottolineata l’importanza dell’imponente piano del Presidente della Bce Mario Draghi, il Quantitative Easing. Tale manovra mira all’acquisto, da parte della Banca Centrale Europea, di titoli di stato dei paesi membri dell’Unione Europea per un ammontare di 60 miliardi di euro al mese, fino al Settembre 2016. Questa “cura” punta a rilanciare l’economia dell’Eurozona, facendo scendere il costo del debito degli stati e i tassi di interesse, rilanciando il mercato del credito e fermando la deflazione, cioè il calo dei prezzi al consumo che si registra oggi in diversi paesi del Vecchio Continente.
Proprio questo ambizioso piano è una delle cause del secondo fondamentale fattore che ha permesso la lieve inversione di tendenza di cui stiamo trattando, il vertiginoso aumento delle concessioni di mutui.
I dati più recenti, infatti, mostrano un vero e proprio boom di mutui nell’ultimo periodo. Nel mese di febbraio, per esempio, il numero delle richieste di prestiti per acquistare casa da parte delle famiglie italiane è cresciuto del 39% rispetto al febbraio 2014. Si tratta dell’incremento più consistente dal 2008 ad oggi.
Nel secondo mese dell’anno le domande di mutui sono tornate su volumi che non si registravano da prima del crollo che si è avuto tra la seconda metà del 2011 e il 2012. Sicuramente su questa rapida ascesa influiscono le surroghe, sostituzioni di mutui già in essere con altri con tassi più convenienti, ma il segnale è comunque estremamente positivo e da non sottovalutare.
Nonostante i dati molto positivi c’è ancora qualche indicatore che ci suggerisce che le famiglie non hanno riacquistato ancora piena fiducia. Un esempio di ciò è il fatto che gli italiani tendono a limitare l’importo richiesto che, infatti, nel mese di febbraio si attesta a un valore medio di 124.000 euro, molto distante dai livelli pre-crisi in cui esso si attestava a 141.000 euro.
Proprio quest’ultimo dato ci è utile perché ci mostra l’atteggiamento da seguire nel futuro prossimo. Sono necessarie, infatti, molta prudenza e consapevolezza che ci permettono di guardare avanti con un rinnovato, ma cauto, ottimismo.
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A cura di Alberto Vettore