Il franchising in Italia cresce: è un dato di fatto.
Nei primi mesi del 2015 il franchising in Italia è aumentato del 0.4%.
Il franchising è una formula commerciale che consiste nella concessione esclusiva ad altre imprese indipendenti (franchisee) di un marchio per la vendita di prodotti o la fornitura di servizi da parte di un’azienda (il franchisor) in cambio di un canone.
Esso, nonostante la congiuntura economica profondamente complicata, ha dimostrato una buona tenuta ed ha resistito molto meglio di altre formule alla caduta dei consumi.
Basti osservare l’ultima rilevazione della RDS & Company per comprendere meglio i (soddisfacenti) numeri del franchising.
È stato rilevato, infatti, che nei primi mesi del 2015 le catene in franchising attive in Italia sono aumentate dello 0,4%. Ma è soprattutto un altro il dato che ci permette di capire davvero l’importanza e l’efficacia del franchising nel tessuto economico italiano. Il giro d’affari del franchising, infatti, ha raggiunto i 23,2 miliardi di euro, pari all’1,4 del Pil italiano.
Assofranchising – l’associazione italiana del Franchising – inoltre, stima che negli ultimi cinque anni tale giro d’affari sia cresciuto del 4,2%. Una crescita che ha coinvolto anche il numero dei franchisor (+ 14,5%) e degli addetti impiegati (+ 4,1%).
Questi numeri, oltre ad evidenziare la vitalità e l’efficacia della formula, non segnano affatto un punto d’arrivo. Anzi…
Il franchising, sfruttando magari la ripresa dei consumi, può espandersi ancora.
In Italia, infatti, esso è ancora (relativamente) scarsamente diffuso. Sono presenti sul territorio italiano circa 49 mila punti vendita che impiegano 186 mila addetti e rappresentano circa il 7% della rete commerciale al dettaglio.
In altri paesi europei come la Germania e la Francia, invece, le catene in franchising si attestano attorno al 14% del totale dei negozi.
Ecco, quindi, i motivi per cui – partendo dalle solide basi che ha al momento – la formula del franchising potrà diffondersi ancor di più in Italia.