Come possono le compravendite tra aziende italiane ed estere aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi?
Le statistiche mostrano infatti come il nostro paese si sia aperto al mercato internazionale aiutando di fatto la crescita economica.
Compravendite internazionali. Dall’inizio della Grande Crisi sono state tante le compravendite internazionali di aziende e marchi italiani con il mercato straniero. Tali acquisizioni si concentrano perlopiù su società di eccellenza, simbolo del made in Italy, dal forte prestigio internazionale. Ricordiamo tra gli altri, infatti, le cessioni di Valentino e, prima ancora, di Bulgari.
Nell’ultimo periodo, questo tema è tornato alle luci della ribalta con la storica acquisizione da parte del colosso cinese ChemChina di Pirelli, azienda simbolo di efficienza italiana in tutto il mondo.
Tale compravendita ha suscitato molto scalpore e ha riacceso le polemiche sulla tematica. È interessante osservare ed analizzare il dibattito perché mostra perfettamente uno dei principali difetti degli italiani e dell’opinione pubblica del nostro Paese. Noi italiani, infatti, siamo cronicamente portati a sottovalutarci e a non valorizzare le immense ricchezze che il nostro Paese e la nostra genialità ci offrono. A differenza di ciò che accade in altri paesi, abbiamo una forte carenza di senso di appartenenza e di senso civico e ciò non ci consente – come detto – di valorizzare le nostre innumerevoli eccellenze, facendoci naufragare invece verso un’eccessiva, e talvolta addirittura feroce, autocritica, che è l’atteggiamento più controproducente che possa esserci.
Tornando al tema delle compravendite tra paesi stranieri e Italia, gli “autocritici” – che fanno del detto popolare “l’erba del vicino è sempre più verde” una vera filosofia di vita – sottolineano come sia in atto una svendita totale delle nostre aziende e dei nostri marchi che porterà la disoccupazione a salire e il Paese ad un declino definitivo.
Tale visione catastrofista, ovviamente, è quanto di più lontano dalla realtà e chi la sostiene dimentica (o non riesce ad accettare) un semplice ma fondamentale fatto: l’Italia sta uscendo dalla crisi (grazie anche alle compravendite).
Le statistiche economiche, infatti, mostrano finalmente il segno “più” in tutti i comparti dell’economia ma, anche soffermandoci solo nel campo delle compravendite tra società italiane ed estere, è evidente quanto la visione dei “bastian contrari” sia parziale, lacunosa e lontana della realtà. Essi, difatti, dimenticano due importanti elementi.
Il primo è che ormai l’economia di oggi è globalizzata e che, quindi, non ci può e non ci si deve chiudere al solo mercato nazionale ma ci si deve aprire aumentando il proprio appeal per attirare gli investitori internazionali.
Il secondo elemento che dimostra la parzialità della visione in questione è il fatto che ci sono moltissime imprese italiane che, nonostante la crisi, hanno continuato ad investire all’estero acquisendo, anno per anno, sempre più società estere, vivendo la recessione come un’opportunità. Spiccano tra queste imprese Campari, Brembo ed Eni che hanno, con competenza e lungimiranza, riaffermato la propria leadership nel mondo.
È necessario quindi – supportati dai dati, dalle nostre imprese e dalle eccellenze del nostro Paese – ritrovare l’orgoglio per quello che siamo e per quello che l’Italia rappresenta nel mondo, consapevoli che proprio questa è la strada per migliorarci e per rendere migliore il nostro Paese.
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A cura di Alberto Vettore