Franchising è una parola che spesso ricorre negli ambienti economici e del lavoro.
Ma cosa significa? E da dove deriva?
Il Franchising nella storia: a volte un po’ di storia fa bene al Business. È un errore grandissimo pensare che la storia debba consistere necessariamente in qualcosa di scritto: può consistere benissimo in qualcosa di vissuto, e così accade che persino vecchi modelli commerciali possono raccontare le loro vicende con la chiarezza di un libro stampato, se si hanno occhi per vedere e l’intelligenza di analizzarli con un po’ di raziocinio.
Facciamo un po’ di storia, quindi, e parliamo di franchising. La parola inglese franchising deriva etimologicamente dal francese “franchise” che, a sua volta, deriva dalla radice franco-renana “frank”, in italiano “franchigia”.
Questi termini indicano comunemente anche oggi una situazione di beneficio, di libertà e d’autonomia: basti pensare alla franchigia, intesa o come un situazione di esonero da tasse e tributi o come libertà commerciale (ad esempio un porto franco o la franchigia postale, doganale, assicurativa).
Storicamente la “franchigia” compare per la prima volta nel Medioevo, per “indicare il privilegio con cui si concedevano autonomie sia agli stati sia ai cittadini: una città franca era caratterizzata dall’avere acquistato dal re o dal signore una dispensa permanente sul tributo e dal disporre di un diritto di libera circolazione delle persone e delle cose”.
Interessante, ma procediamo oltre di qualche secolo…
Nei primi dell’Ottocento si difende nel nord Europa e negli USA uno strano modello negoziale, il cosiddetto “contratto della birra”. L’origine di questo nome così caratteristico è da ricercarsi nei primi soggetti che si avvalsero di questo modello contrattuale: i “birraioli” olandesi e scozzesi che desideravano vendere le proprie merci negli Stati Uniti. Si trattava infatti di una sorta di accordo qualificabile come un contratto di somministrazione esclusiva attraverso una rete di distributori locali con l’uso della denominazioni e delle insegne del produttore stesso. Un vero e proprio antesignano del franchising, che da solo basterebbe evidenziare i pregi in termini di scalabilità ed internazionalizzazione di questo straordinario modello di business.
Andiamo avanti ancora di qualche decennio per arrivare alla vera e propria genesi dell’istituto contrattuale del franchising.
Stati Uniti. Seconda metà dell’Ottocento. Il periodo storico di riferimento è quello della cosiddetta “ricostruzione”, in seguito alla Guerra Civile del 1861/65 causata dalla secessione sudista. Per le industrie e gli operatori commerciali, i diversi stati neo-confederati rappresentavano un vero territorio di conquista, un mercato nuovo di dimensioni continentali e potenzialmente molto fecondo. La mancanza di capitali indusse gli operatori economici a percorrere la strada della distribuzione commerciale attraverso agenti viaggiatori, affaristi itineranti, intermediari locali, soggetti disposti a scommettere sul successo di nuovi prodotti o sull’affermazione di nomi, marchi e formule che, poi, hanno caratterizzato il passaggio dalla grande epopea della frontiera alla struttura della contemporanea civiltà industriale dei consumi.
In questo periodo storico, ai singoli partecipanti di questa corsa economica erano attribuiti frazioni di privilegi (licenze, concessioni e franchisee appunto) di cui gli stessi soggetti andavano fieri in quanto “rappresentavano una sorta di titolo, di riconoscimento agli occhi dei consumatori, il tutto in un’ottica di forte individualismo e competizione, nonché di ferma fiducia del sistema”.
Le prime società americane ad avvalersi di questa formula – a tutti gli effetti un franchising – furono la General Motors e la Singer, quindi non proprio “aziendine di primo pelo”. Tale modello non tardò a diffondersi progressivamente ad altre società grazie soprattutto alle sue caratteristiche di agilità e di flessibilità, e prevalse, tra le due guerre mondiali, sul modello alternativo della distribuzione per succursali.
In conclusione la creazione di sistemi di franchising si configurò come uno strumento ideale proprio per aggirare le difficoltà ed i pericoli che ogni produttore avrebbe incontrato nella distribuzione diretta dei suoi prodotti, specie in un periodo di forte instabilità di mercato, come quello successivo ad un conflitto (così come quello di crisi nel quale ci troviamo ora).
Inutile dire che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lo sviluppo divenne ancor più diversificato, anche grazie alle nuove applicazioni, soprattutto nel campo dei servizi, come ad esempio, la ristorazione rapida. La diffusione e a vocazione internazionale del franchising hanno fatto parlare di un vero e proprio “franchise boom”: esplosione dovuta anche alla carenza di mezzi finanziari, che costituisce normalmente un impedimento all’espansione commerciale delle piccole e medie imprese.
Tempi duri, ma di grandi opportunità ( e soprattutto di grandi risultati, se affrontati con l’approccio commerciale giusto)…
Vi ricorda qualcosa? “Chi torna per la vecchia strada per apprendere il nuovo, può essere considerato un maestro” diceva Confucio, ed è opinione di chi scrive che questo sia vero.
A cura di Andrea Vettore e Alessia Palumbo Magrì